martedì 2 dicembre 2014

La carta delle stelle



Conversazione con Pinuccia Spiezia, esperta di Astrologia Energetica e Tarologia.



Come sei giunta all'Astrologia energetica?

Ci sono arrivata perché sia l'Astrologia che la Tarologia sono materie che mi hanno appassionato fin da ragazzina, perché tutto quello che è misterioso e nascosto mi ha sempre attirato. E quindi dopo un lungo cammino di ricerca – bisogna anche trovare l'insegnante maggiormente in grado di trasmettere le informazioni corrette per te – ho iniziato una prima scuola che mi ha portato ad approfondire poi con altri insegnanti questa materia, che trovo sia veramente fantastica. Più mi ci addentro, più faccio temi natali, più mi accorgo che è una materia completa a 360°.

Che cos'è, in due parole, il tema natale?

Il tema natale è la fotografia che ci viene fatta al momento della nostra nascita. I pianeti seguono la loro orbita, e logicamente sono sempre in movimento: ma sapendo il luogo, la data, e l'ora della nascita (che dev'essere quanto più possibile precisa) si fa questa sorta di istantanea. Nello Zodiaco che è un cerchio di 360° diviso in 12 spicchi di 30° ciascuno noi cominciamo già a delineare il segno solare – quindi quello che ci dice che siamo del Leone piuttosto che dell'Ariete – e l'ascendente, disponendo i pianeti secondo la loro orbita. In base alla posizione che questi prenderanno cominceranno a delinearsi degli aspetti – trigoni, congiunzioni, quadrati e opposizioni – che ci diranno le modalità con le quali questa persona approccerà la vita, si muoverà nell'ambito affettivo, nella comunicazione, nel lavoro, quali saranno le sue aspirazioni, quali potenzialità avrà (espresse o di cui ancora non si rende conto, che sono ancora inconsce ma che potrà sviluppare) e anche quali sono i blocchi che ci impediscono di realizzare quello che è meglio per il nostro benessere interiore.

Rispetto all'astrologia popolarmente intesa come si pone l'astrologia energetica? Dicevi prima scherzando “io non sono Paolo Fox”; quindi non fai oroscopi?

Gli oroscopi no. Anche lo stesso Paolo Fox, che trovo simpaticissimo per come fa show, ha cominciato da qualche anno a questa parte a parlare di energie. Perché comunque dire che quest'anno il Leone sarà il segno fortunato dell'anno perché ha Giove sul suo Sole... sì, sicuramente Giove che è espansione, fiducia, potere, successo, lo accenderà un pochino di più. Ma se quel Sole in Leone è particolarmente leso nel tema natale va da sé che non potrà. Magari ci saranno Acquari che saranno molto più fortunati di tanti Leoni, come Bilance, Tori, ecc. Tutto va visto dentro il tema. Ma l'astrologia energetica ci parla proprio di personalità, di potenzialità, di doni, e quindi non è: sei nato con questo quadrato perciò sei così, ti succederà questo... L'astrologia, se vuoi fare un tuo percorso, ti può aiutare ad esprimere al meglio quelli che sono i tuoi potenziali inespressi, o comunque a dissolvere i nodi che bloccano la tua crescita.

Quindi l'astrologia energetica si rivolge sempre a degli individui, non a delle classi di persone.

Esattamente. Anche perché ogni tre/quattro minuti cambiano le case in astrologia. Prendiamo l'esempio di due gemelli: perché due gemelli possono sembrare assolutamente differenti? Uno, perché ognuno di noi nasce con delle aspettative; secondo, perché è valido il nostro percepito. Due gemelli identici, nutriti nella stessa maniera perché la mamma dispone un seno per entrambi quando è ora di accudirli, coccolati alla stessa maniera, ai quali si parla nella stessa maniera, potranno essere diversissimi. A seconda del proprio Mercurio ognuno dei due percepirà determinate sensazioni, cambiando aspettative e percezioni che hanno di quello che li circonda.

E la Tarologia come si inserisce in questo percorso?

Io ho studiato i Tarocchi di Jodorowski, che va a prendere proprio l'aspetto psicologico, profondo della natura delle carte, e li associo molto all'astrologia. Si tratta di un'energia più immediata. Io faccio un tema natale, poi tiro su due carte, perché magari c'è una situazione specifica del momento che può essere data da un transito veloce (Marte o Venere che disturbano), … quando la persona che mischia le carte le tira su, estrae la propria energia di quel momento, e il riscontro è più immediato. L'energia dei tarocchi è così. Poi se la paragono al tema natale, ci si trova sempre un'analogia. E anche questo aiuta la crescita personale perché anche qui, a seconda delle carte che si tirano su, molto spesso si vedono meglio i blocchi, quello che in quel reale momento interferisce con il proprio progetto.

Sono quindi due approcci complementari?

Assolutamente sì. Il tema natale come fotografia ti racconta quella che è la tua personalità, se vogliamo la tua vita: come la indirizzi, come la orienti, come ti muovi. I transiti sono lo strumento che ci aiuta ad evolverci in questa fotografia. Il tema natale non è statico. Lo è la fotografia scattata al momento della nostra nascita, ma siccome i pianeti riprendono il loro cammino, tutto quello che si viene a delineare fuori dal nostro tema natale andrà a formare ulteriori aspetti sul nostro tema natale. A volte daranno anche fastidio, ma poi se rimangono a solleticare un aspetto distonico, non fluido del tema natale, vuol dire che non sono così perché ce l'hanno con noi, ma perché ci stanno dando un tempo anche medio/lungo in maniera tale che noi si possa effettivamente elevarci.

Sono strumenti coi quali si può intervenire sui blocchi?

Il compito dell'astrologo è quello di decodificare insieme al cliente quello che è il suo tema natale; con l'astrologia si possono individuare le cause dei blocchi – molto spesso sono le emozioni a farla da padrona – e a seconda dei pianeti coinvolti si può riconoscere qual è il problema. Il cliente ci arriva da solo perché leggendogli la sua fotografia si può riconoscere o meno in certe dinamiche. E a seconda di quello che emerge la persona può scegliere poi un coach, un terapeuta classico, può fare yoga, arti marziali... l'importante è prendere consapevolezza, esprimere il proprio potere personale, prendere in mano le redini della propria vita. La persona deve attingere a quello che è per poter decidere dove andare.

Ci sono anche indicazioni su vite passate?

Io non mi sono ancora interessata di astrologia karmika. Ma in ogni caso nel tema natale c'è il nodo karmico, generalmente posizionato in un determinato ambito della nostra vita. Insieme al progetto solare, che è quello che fa sì che noi ci si possa esprimere al meglio in questa vita, c'è questo nodo karmico che ci dice: in questo ambito qui devi mettere a posto. E devi proprio! Innanzitutto perché è un ambito in cui magari vivi male, e le persone se ne rendono conto. Tanto per fare un esempio, se si ha un nodo karmico in 12° che è la casa del diverso, dello straordinario, della malattia, della solitudine, del trascendente, vuol dire che in questa vita ci sarà sicuramente qualcosa che disturba. Spesso ho trovato persone con delle malattie: e ciò significa che essi devono in questa vita riuscire a rapportarsi e evolversi attraverso la malattia. Se quindi riesci a “snodare” questo nodo sicuramente non te lo porterai nella prossima vita, e nemmeno lo lascerai in eredità ai figli che ognuno di noi può generare.
Ma vorrei sottolineare che noi viviamo qua e adesso, e questo è l'importante.

Mentre popolarmente l'astrologia è riferita al futuro, scopro adesso che si rivolge essenzialmente al presente!

Assolutamente sì!

Quindi non posso chiederti come sarà il 2015...

No... Posso dire però che nel contesto universale vivremo ancora questo momento di stasi, di turbamento, di difficoltà, perché abbiamo un Plutone in Capricorno che vorrebbe andare nel profondo e sradicare, togliere questo vecchio, questo sommerso – e Urano che vorrebbe tranciare tutto di netto. Questa quadratura con Urano nell'Ariete (quindi un segno di fuoco molto veloce, molto attivo, che combatte) in cui l'energia fa fatica a trovare uno sbocco, purtroppo ce la porteremo fino a un pezzo del 2015.

Poi però possiamo essere ottimisti?

Ottimisti dovremmo esserlo sempre!
Parallelo alla riga # 11


Life remains a blessing
   Although you cannot bless
 
 
 
W. H. Auden, As I walked out one evening 

martedì 4 novembre 2014


La forza tranquilla


Conversazione con Maria Viglione, insegnante di Qi Gong









Come sei arrivata al Qi Gong?

Al Qi Gong sono arrivata quando frequentavo la scuola di shiatzu. Erano degli esercizi che ci proponevano perché il Qi Gong fa parte della Medicina Tradizionale Cinese, insieme all'agopuntura, all'erboristeria e al massaggio TuiNa: e lo Shiatzu trae origine dalla Medicina Tradizionale Cinese. Per alcuni concetti come i cinque movimenti era importante fare riferimento al Qi Gong, attraverso cui era possibile comprenderli meglio.

E quindi oltre allo Shiatzu, lì hai cominciato a dedicarti anche ad altro.

Diciamo che attraverso quelle brevi esperienze, che dovevano essere limitate nel tempo, mi è nata invece la passione. Lo Shiatzu è composto di trattamenti tra operatore e ricevente, perciò implica la presenza di due persone; mentre la pratica del Qi Gong può essere fatta anche individualmente. Dal momento in cui ho sperimentato l'efficacia di questa pratica l'ho fatta mia e ho cominciato a praticare anche da sola. Mi sono appassionata sempre di più alla Medicina Tradizionale Cinese e ho cercato dei corsi per approfondire l'argomento.

Qual è il concetto di energia sotteso al Qi Gong? Suppongo che sia un po' diverso da quello occidentale...

Innanzitutto bisogna dire che “energia” è una traduzione della parola Qi (cinese) o Ki (giapponese), ma nella Medicina Tradizionale Cinese il concetto è molto più complesso. Ci sono tanti tipi di energia: i tre principali sono legati all'energia ancestrale, ovvero anteriore alla nascita – quella che ereditiamo dai genitori; poi c'è quella postnatale, ovvero quella che una volta nati respiriamo nell'aria e che traiamo dal cibo, dagli alimenti; la terza è quella che, una volta lavorata, circola nel corpo, e che non potrebbe esserci senza la nascita, la respirazione e la nutrizione.
È un'energia sottile che attraverso l'allenamento e la pratica si arriva a percepire.

Quando lavori con il Qi Gong lavori su tutti questi tipi di energia?

Esatto. Nel Qi Gong si lavora col movimento del corpo, e il movimento fa sì che si percepisca l'energia che scorre all'interno dei canali energetici. Ma si lavora anche per fortificare e mantenere il più possibile, senza sprecarla, quella famosa energia che si radica al momento del concepimento. La si può visualizzare in un punto preciso del nostro corpo, nell'addome, tra l'ombelico e il pube, che per i cinesi si chiama Dāntián; un centro energetico della grandezza di un tuorlo d'uovo. Dal momento del concepimento e del radicamento di quest'energia nell'individuo lo si può sempre visualizzare.
Qi Gong letteralmente vuol dire “lavoro sull'energia”, “coltivare l'energia”; questa energia che noi ereditiamo non può essere aumentata, anzi si consuma nell'arco della vita, e bisogna cercare di consumarne il meno possibile se la si vuole mantenere a lungo. Questo lo si fa con una buona alimentazione, un sano stile di vita, e un buon movimento.

Ed è per questo che nel tuo insegnamento figurano i “12 tesori taoisti: esercizi per la salute e la longevità”?

Nel Qi Gong ci sono tantissime frequenze che lavorano su un'energia piuttosto che su un'altra. Nei 12 tesori si lavora principalmente su quella dei reni, appunto perché i reni rappresentano tra le altre cose la capacità di procreazione. Queste tecniche erano mantenute segrete perché utilizzate soltanto dalle famiglie imperiali. All'interno delle famiglie imperiali erano consuetudine i matrimoni tra consanguinei: e però è risaputo che ciò comporta un indebolimento genetico. Per mantenere rinforzata la costituzione degli eredi venivano praticati questi esercizi, con lo scopo appunto di forzare la genetica.

Il Dāntián che hai citato prima appartiene ad uno schematismo simile a quello dei Chakra? Ci sono delle affinità con la fisiologia induista?

Non mi sono mai dedicata finora al fatto che ci possano essere delle corrispondenze o meno, ma direi di sì. Perché oltre al Dāntián (che significa “campo di cinabro”) collocato nell'addome, ci sono altri due centri energetici: il Dāntián mediano, che è quello posto nello sterno all'altezza dei capezzoli, e il Dāntián superiore, che è posto tra le sopracciglia. Di conseguenza, è molto probabile che questi tre centri abbiano delle corrispondenze con i Chakra della filosofia yogica.

Quando parlo del Qi Gong, la domanda che mi sento più spesso fare è: “ma è simile al Tai Chi”?

In effetti è simile, solo che è molto meno conosciuto. Sono pratiche che fanno parte della famiglia delle arti marziali, la differenza sta nel fatto che mentre le altre arti marziali (Tai Chi compreso) hanno sempre come obiettivo uno o più avversari esterni – sia che si tratti di pratiche di attacco o di difesa – nel Qi Gong l'avversario è interno. Noi diciamo “invisibile”: e questo è avversario è rappresentato dai nostri blocchi, dalle nostre difficoltà muscolari, dalle paure che ci portiamo dietro.

Perché dunque fare Qi Gong?

Per provare un modo diverso di conoscenza del proprio corpo. Per l'armonizzazione del nostro respiro, del nostro cuore. Per lo scioglimento dell'apparato muscolo-scheletrico. E per averne esperienza.
Dopo averlo provato si scoprono delle cose nuove, anzi, ci si riscopre. Noi abbiamo già tutto, e il nostro corpo ha grandi possibilità. Tutte le pratiche vanno bene. L'importante è che tutti trovino un modo per riscoprire le potenzialità che abbiamo, ma che spesso utilizziamo poco.
Parallelo alla riga # 10


 - Però, a essere sincera, io non lo so bene cosa sia il cuore. Che significato esatto abbia, in che modo sia meglio usarlo... per me è soltanto una parola.           - Il cuore non è qualcosa da usare,- risposi. - Semplicemente esiste. Come il vento. Basta che lei ne senta i movimenti.
                    Murakami Haruki, La fine del mondo e il paese delle meraviglie                                                                                                                                                                                              

martedì 30 settembre 2014

Cogli la (seconda) mela


Conversazione con Elisa Biason, esperta di agricoltura e orticultura (biologica e non) e membro dell'associazione "Piantiamola"




Tu tieni corsi di orticultura biologica.

Sì, non solo biologica. Biologica identifica già un certo modo di fare agricoltura, ma i modi di agricoltura sono infiniti. Io provo a fare dei piccoli racconti su qualche cosa che si può fare con le persone che incontro. Ognuno poi trova il suo modo...

E come sei arrivata a questa professione?

Non è l'unica cosa che faccio. Questa è più una passione... Innanzitutto cerco di conoscere persone interessate e poi ho capito che si è perso molto di quello che era il sapere contadino. Io stessa ho imparato molto da mio nonno...

Una cosa che mi ha colpito del tuo corso è stato come hai affrontato l'argomento dei fertilizzanti. Dopo la seconda guerra mondiale c'era il problema di come smaltire molti prodotti chimici...

Questa idea è nata proprio al termine della seconda guerra mondiale – si arrivava da un periodo di grande fame e povertà – e c'erano tutti questi elementi esplosivi di derivazione bellica che sono gli stessi elementi della nutrizione vegetale: il fosforo, il potassio e l'azoto, ovvero i tre elementi principali utili alle piante per crescere, nonché i principali costituenti delle bombe. Tant'è che se uno avesse la bizzarra idea di costruire artigianalmente una bomba, lo potrebbe fare utilizzando i fertilizzanti. Per questo l'acquisto del fertilizzante è vincolato, analogamente a quello dei pesticidi, che può avvenire solo in possesso di un patentino.
Di fatto, i vegetali vengono alimentati non pensando di aumentare la fertilità del suolo ma semplicemente dando alla pianta direttamente ciò di cui ha bisogno.

Dal tuo punto di vista c'è davvero bisogno di tutti questi prodotti o si è trattato di un caso “fortuito” per l'industria chimica di allora?

C'è bisogno a seconda dello scopo che si ha. Se uno fa agricoltura industriale ce n'è bisogno perché siamo al di fuori dei cicli naturali, da quello che dovrebbe essere la quota normalmente prodotta da una pianta. Se noi selezioniamo vegetali che devono produrre tantissimo, il terreno non è in grado di poter fornire questi elementi: allora è chiaro che vanno aggiunti. Altrimenti, le piante sono autonome: sono presenti da millenni, autoselezionate dal processo evolutivo, e sono in grado di crescere ovunque in base al territorio. Nel momento in cui vogliamo portare una pianta che non è della zona, o farla produrre molto di più rispetto a ciò che sarebbe la normalità, ci vuole un aiuto, e questo aiuto è l'elemento chimico.

Invece se ogni persona si prendesse cura di un pezzo di terra per il suo fabbisogno – anche vivendo in città – questo sarebbe possibile, e auspicabile, senza utilizzo di sostanze esterne, se non la sapienza contadina?

Secondo me sì. È una pratica che io auguro alle persone. Ed è proprio un dovere farlo senza utilizzo della chimica. Tutto ciò che noi mettiamo di chimico nel terreno in qualche modo esce poi dal nostro rubinetto, quindi va in falda e ce lo beviamo. L'azoto, ovvero l'elemento chimico che promuove le parti verdi della pianta, è dilavabile nell'acqua. Se è in eccesso nel terreno davvero uscirà dal nostro rubinetto, e bisogna ricordare che è una sostanza precursore di molti agenti cancerogeni.
Chiunque abbia un piccolo spazio di terra dovrebbe fare il compost, e riutilizzare gli scarti organici per ridarle fertilità. Altrimenti creiamo dell'immondizia che va smaltita con un nuovo dispendio energetico, quando invece l'energia del nostro scarto può tornare al suolo e ricominciare il ciclo. Non dobbiamo essere noi a spezzarlo con l'idea che è immondizia, perché non è corretto, tanto è vero che in natura questo avviene.

Nei casi estremi, anche il balcone di casa va bene?

Sì, ci sono addirittura persone che fanno il compost domestico utilizzando o dei vasi di terracotta o delle strutture molto porose che garantiscono uno scambio d'ossigeno. Quindi non si crea puzza né marciume, ma il terriccio con cui poi si fanno gli invasi. È una pratica un po' impegnativa, però da belle soddisfazioni.

In un mondo che usasse criteri naturali per la coltivazione delle piante – senza produzione industriale su larga scala, uso di OGM, trapianto di piante non autoctone – questo rischierebbe di riprodurre condizioni di epoche precedenti all'attuale, in cui la carestia è un rischio possibile? E se sì, allora perché scegliere l'agricoltura biologica?

L'agricoltura è soggetta a ciò che avviene in atmosfera, a ciò che decide il clima. Da questo punto di vista possono esserci sempre dei danni. Ma per quanto riguarda la quantità prodotta è stato calcolato che se anche tutte le produzioni a livello mondiale fossero biologiche, comunque ci sarebbe un eccesso. L'agricoltura biologica rispetto a quella industriale produce un 20% in meno. Nonostante questo, con una produzione agricola all'80%, comunque ci sarebbero dei surplus produttivi. Il problema è più un problema di distribuzione delle risorse. Ovviamente la proposta dell'OGM è molto forte. Il mio personalissimo pensiero è quello di non vedere nell'OGM una soluzione al problema vero, cioè come vengono distribuite per scelta le risorse. Nel momento in cui noi andiamo a importare nei paesi che hanno suoli poveri coltivazioni energetiche e togliamo la possibilità alla gente del luogo di avere il proprio orticello e le proprie abitudini alimentari e di coltivazione – quello che attualmente si chiama landgrabbing (accaparramento delle terre ai fini di produzione energetica, che è l'altro argomento che vede nei tempi moderni l'agricoltura mischiata con la produzione industriale), ecco che andiamo a togliere anche a loro, così come abbiamo già fatto a noi stessi in Europa, la grande capacità di poter coltivare. In Europa ormai è normale che un cittadino non abbia la possibilità di avere accesso alla terra, né abbia più le conoscenze per coltivarla. Se questa cosa succede anche alla gente dei villaggi in Africa piuttosto che in Asia, è quello che crea carestia, non la scelta o meno di un metodo biologico.

Ricordo che a scuola – non troppo tempo fa ma neanche ieri! – si studiava che quando l'uomo aveva imparato a coltivare la terra, aveva imparato anche a lasciare a rotazione una parte del campo a riposo. Ma questa cosa avviene ancora?

Si faceva perché si riformasse la parte di fertilità che la pianta aveva consumato. Oggi questo momento viene bypassato: possiamo permetterci di non aspettare perché siamo in grado di fornire alla pianta quella sostanza che la fa crescere comunque.

Ciò rischia di portare la terra a una futura sterilità?

Sì. Oltre al fatto di immettere nell'atmosfera moltissima anidride carbonica. Il protocollo di Kyoto doveva regolamentare l'immissione industriale di CO2 in atmosfera, ma in realtà è l'agricoltura che detiene la grande possibilità di bloccare nel suolo il carbonio. Se noi consumiamo la sostanza organica della terra, ecco che mandiamo in atmosfera CO2, paradossalmente più dell'industria.

Questa cosa non si sente dire molto spesso. Si parla del traffico, delle fabbriche, perfino dell'allevamento, ma dell'agricoltura no.

Viene detto molto poco e di solito solo durante momenti dedicati agli addetti ai lavori. Altrimenti dovremmo smetterla di utilizzare le foreste amazzoniche come le stiamo utilizzando, ad esempio. Perciò non si diffonde molto questa notizia. Eppure dal punto di vista delle superfici e delle quantità di biomasse che detengono il carbonio è l'agricoltura ad avere le responsabilità maggiori.

Invece i nostri nonni queste cose le sapevano già...

Mio nonno non mi dice “se fai questo liberi anidride carbonica nell'aria...”, ma fa un'agricoltura che oggi verrebbe definita sostenibile e all'avanguardia. Questo è tutto nel suo sapere, lui che è nato contadino ed è così a 93 anni. Quindi abbiamo tutto da imparare da loro. Finché qualcuno ce lo può dire, dobbiamo approfittarne!

Vuoi aggiungere qualcosa?

Anche i bambini, le famiglie, possono fare delle esperienze di avvicinamento alla terra, per essere più consapevoli. Ci sono occasioni anche nelle città. Torino sta cominciando ad essere abbastanza viva da questo punto di vista, Bologna anche, si stanno creando delle reti di orti urbani, occasioni di viaggio in cui si va a visitare una città per vederne non solo i musei e i monumenti, ma anche quello che la gente produce. Oppure ci sono associazioni, come la mia (“Piantiamola”), che offre la possibilità di fare dei lavori insieme. Aderiamo alla rete del wwoofing, un modo per fare turismo: si va in un'azienda agricola a fare dei lavori in campagna con qualcuno che spiega perché sceglie di lavorare in un determinato modo e così si fa un'esperienza umana e allo stesso tempo legata alla terra.


Per saperne di più:

coltivareilcambiamento.blogspot.it
Parallelo alla riga # 9

   E' possibile che le persone che non credono nell'anima ce l'abbiano lo stesso?        


 J.M. Coetzee, Vergogna
                       






                                                                                                                         

martedì 2 settembre 2014

Risvegliare il cuore
illuminato

Conversazione con Irene Viglia, conduttrice di corsi per il risveglio del cuore illuminato



Come sei arrivata a Drunvalo Melchizedek e al Cuore Illuminato?

Nel 2009 lavoravo nel business per una grande multinazionale come manager. Diciamo che c'è stata come una chiamata interiore che mi ha alzata letteralmente di peso. Per un certo periodo sono andata a vivere in Perù e lì ho assistito a un seminario sul Fiore della Vita, l'opera principale che Drunvalo Melchizedek, ad oggi il mio maestro, ha studiato e pubblicato. Quell'evento ha cambiato la mia vita. Tutto ciò che è stata la conoscenza della geometria sacra, della Merkaba, del nostro campo di luce, ha segnato la mia svolta. Da lì sono rimasta in contatto col mio maestro, si sono aperte molte strade, ho cominciato a lavorare con gli Arcangeli, la mia conoscenza nel campo energetico si è approfondita... sino a quando sono stata contattata perché Drunvalo Melchizedek avrebbe aperto un nuovo capitolo dei suoi insegnamenti (aiutare le persone a vivere nel Cuore) e secondo il mio maestro avrei dovuto partecipare a questa formazione. Avevo qualche resistenza all'inizio, perché sapevo che si sarebbe aperto un capitolo molto grande nella mia vita, che l'avrebbe completamente cambiata. Certo, non si parlava più di tornare nel business a fare la manager, ma di diventare indipendente dal punto di vista lavorativo, aprire una mia attività e cominciare ad insegnare in InghilTerra, dove vivo, o comunque dove sarei stata chiamata. Dopo un po' di tentennamenti e di resistenza a luglio del 2011 ho deciso di fare questa formazione, il primo nucleo di quello che sarebbe diventato “Risvegliare il Cuore Illuminato” (in inglese Awakening the Illuminated Heart). Da lì sono usciti i primi 50 maestri, che hanno cominciato a insegnarlo nel mondo. Ho cominciato in Italia (il primo corso l'ho fatto in Val d'Aosta), e poi sono partita con Londra, dopo di che ho cominciato ad essere chiamata un po' dappertutto. Ad oggi insegno in Asia, in America e in Europa.

Ho cercato su internet informazioni sulla Merkaba, ma non ho capito bene di cosa si tratta. Potresti spiegarlo?

Drunvalo Melchizedek ha pubblicato due libri che si chiamano “L'antico segreto del Fiore della Vita”, volume 1 e 2, nel quale parla molto apertamente di cos'è la Merkaba e come funziona.
La Merkaba è un campo energetico di luce creato dal nostro Cuore. Devi visualizzare una persona dentro un grande campo di luce della forma di un UFO... è come una navicella spaziale, che però è creata interamente dalla luce che l'amore incondizionato del tuo Cuore attiva secondo una certa procedura che noi insegniamo. Questa Merkaba viene definita come “il veicolo di ascensione”. In passato – e stiamo parlando di tempi atlantidei – la Merkaba veniva utilizzata per viaggi interdimensionali. All'epoca, le persone che sapevano come “teletrasportarsi” viaggiavano tra spazio e tempo con questa navicella, interamente fatta di luce, attivata dal potere che abbiamo nel Cuore (che va molto al di là di quello che crediamo). Ad oggi viene attivata sulla base di ciò che la nostra Madre Terra ci insegna: ed è quella che noi chiamiamo Merkaba tetraedrica, basata su una geometria sacra che si chiama tetraedro-stella. La geometria sacra rappresenta una conoscenza, una saggezza. E ogni tipo di geometria, che sia un triangolo, un cerchio, un ottaedro, è una particolare forma di conoscenza. Chi studia geometria sacra sa che oggi la Terra vibra ad una coscienza tetraedrica, nel senso che la geometria sacra che ad oggi ha la Terra è un tetraedro-stella. L'informazione che la Madre Terra ci sta dando è questa: oggi l'umanità – che poi alla fine vive sulla Terra, quindi deve vivere di conseguenza quello che la Madre Terra ci insegna – può solo ricevere questo tipo di coscienza. Perciò il tipo di Merkaba che noi attiviamo è di tipo tetraedrica, basata su ciò che la Madre Terra ad oggi ci sta insegnando. E sappiamo bene che se l'umanità decide di andare contro corrente, rifiutando mezzi diversi da quelli che la natura ci offre, molto spesso la natura si ribella.
La Merkaba è detta veicolo di ascensione perché nel momento in cui ci sarà un passaggio di ascensione, chi deciderà di partire con il proprio corpo fisico, partirà con quella “navicella spaziale”. Naturalmente dev'essere pronto; ma non sono passaggi forzati o controllati, bensì assolutamente naturali e guidati dal Sé superiore che c'è nel Cuore di ognuno. Questo lavoro è interamente basato sul Cuore, sul non-controllo, e sugli insegnamenti di Madre Terra.

Parlare di Cuore illuminato significa affermare che il Cuore è già illuminato, o che lo diventa in base a una esperienza particolare?

Drunvalo ha definito questi insegnamenti come “la scuola del ricordare”. Non dice che la gente frequenta questi corsi per imparare, ma per ricordare. Il Cuore è già illuminato, noi dobbiamo semplicemente risvegliare quella parte di noi che non ricordiamo più. Tutte le informazioni legate a noi stessi, a chi siamo, all'evoluzione della Terra, ai registri akashici dell'universo, sono nel Cuore. Noi aiutiamo le persone attraverso un percorso di quattro giorni a ricordare come vivevamo qualche migliaio di anni fa...

Quindi è un'esperienza piuttosto intensa.

Noi lo chiamiamo corso intensivo proprio perché andiamo a toccare la storia e le frequenze che l'umanità ha attraversato nel corso di 13000 anni e oltre. In quattro giorni facciamo percorsi davvero profondi: l'anima non ha nessun problema ad affrontarli, viverli e a divertirsi, però abbiamo un corpo fisico da rispettare, e per il corpo questi giorni sono davvero intensivi.

Questo insegnamento si trova in tutto il mondo, oggi?

Siamo più di 200 maestri nel mondo, e viaggiamo dove veniamo chiamati. Evidentemente la nostra energia serve di volta in volta in un posto specifico della Terra, e a noi come maestri serve l'energia specifica di quel luogo. Ricordo spesso che insegniamo questa pratica, ma siamo sempre i primi a dover imparare. A livello energetico veniamo spostati nei vari punti di questo pianeta là dove serve.
La mia base principale è in Inghilterra, dove vivo, ma mi sento più cittadina del mondo.

Torneresti al business?

No. Questo non è un lavoro, è la mia vita che è diventata il mio lavoro. Sono passata dal fare la manager per una multinazionale a fare quello che sono venuta a fare in questo mondo.

Hai sentito differenti livelli di coscienza nelle varie parti del mondo in cui sei stata, o questa non è una considerazione che ti appartiene? Ci sono certi luoghi della Terra più pronti di altri ad accettare questo messaggio?

Mi piacerebbe dirti che la Terra è un posto unito dove non c'è separazione, ma purtroppo non siamo ancora a questo punto. Di conseguenza, ogni paese e ogni cultura hanno il loro karma da guarire. Ci sono paesi tipo l'India dove sono molto aperti nel ricevere messaggi di amore incondizionato, compassione, perdono. Ma questo perché l'India è una paese che è nato e cresciuto sulla base della compassione. Per loro va bene perché sono abituati. Andando a parlare degli stessi argomenti in una città come Londra, che è una città completamente basata sul controllo, ti guardano e dicono “non ho capito, vuol dire che dobbiamo sentire pena per...?”. Sicuramente ci sono livelli diversi di coscienza nei vari luoghi dove vado.
C'è una cosa però che lega tutto il mondo: ed è la necessità di guarire quanto l'energia maschile ha inflitto nell'arco di 13000 anni sull'energia femminile. Oggi stiamo facendo questo grande passaggio da un'energia più di mente a un'energia più di Cuore, ci troviamo a dover affrontare delle grandi guarigioni dove le persone devono essere in grado di riconoscere per prima cosa dentro di loro quanto l'energia maschile ha inflitto sull'energia femminile. Qui non sto parlando del rapporto uomo-donna, perché se credi nelle vite passate siamo stati tutti uomini e donne, quindi le abbiamo fatte tutte tutti! Ma a livello di umanità in questo momento c'è un grande bisogno di guarire, di lasciar andare quello che è stato il passato, e cercare di far emergere quella che è la vibrazione del Cuore per aiutare la Terra nel modo in cui serve oggi.



Parallelo alla riga # 8



       Ma non tocca a noi dominare tutte le maree del mondo; il nostro compito è di fare il possibile per la salvezza degli anni nei quali viviamo, sradicando il male dai campi che conosciamo, al fine di lasciare a coloro che verranno dopo terra sana e pulita da coltivare. Ma il tempo che avranno non dipende da noi.


             J.R.R. Tolkien, Il ritorno del Re

giovedì 31 luglio 2014

Essere Vento nel Vento


Conversazione con Giovanni Rossin, ricercatore spirituale.





Qual è il tuo percorso di ricercatore spirituale?

Sin da bambino ero affascinato dal mistero; prima di tutto dal mistero che portavano le religioni, in particolare dal cristianesimo da cui ero stato influenzato. Però c'era qualcosa che non mi soddisfaceva, mi dava una sensazione come di qualcosa di perso, di incompleto. E poi mi ha sempre affascinato il misterioso, l'avventura.
Questa mia peculiarità è esplosa intorno ai vent'anni. La prima relazione andata a male ha messo in discussione tutto quello che mi circondava, e da lì ho cominciato a voler capire cos'è che determinava la mia vita. Ho cominciato a leggere dei libri, in particolare sono grato a Voglia di bene di Morgan Scott Peck, che mi ha dato la possibilità di comprendere meglio l'interpretazione dei sogni di Freud. E questo mi ha dato un po' più di disciplina per andare a scoprire tutto il resto. Ho cominciato a interessarmi dell'aura, ad esempio. Inizialmente c'è stato uno studio teorico, comprando libri, cercandoli in biblioteca, come Le vite precedenti di Emanuela Pompas, o Una sedia per l'anima di Gary Zukav. Però c'era sempre qualcosa che mi bruciava dentro, nello stomaco, e mi spingeva ad avventurarmi e a sperimentare. Lo sciamanesimo... Ecco, io diciamo che sono effettivamente uno sciamano nel vero senso della parola: lo sciamano è il curioso, colui che vuole scoprire, addentrarsi, a cui non basta il mondo ordinario, e si rende conto che il mondo è molto più complesso e variegato di quello che ci hanno trasmesso attraverso l'educazione.

Diciamo che le religioni sono state lo spunto per andare molto più in profondità?

Sì, la religione mi faceva sentire incatenato: io sentivo una reminiscenza, un ricordo che forse tutti noi abbiamo, e che mi spingeva a ricercare, a scoprire, ad amare tutto quello che abbiamo intorno. La prima cosa che ho affrontato un po' sperimentalmente è stato l'incontro con i discepoli di Osho, la sua filosofia unita alla filosofia di Frank Natale, che guardava proprio allo sciamanesimo. Avevo partecipato a una caccia all'anima, ed è stata la prima bellissima esperienza in questo campo. Già di mio avevo avuto alcune esperienze di “uscire fuori dal corpo”, ma essendo da solo mi ero anche un po' spaventato. In quell'occasione invece, attraverso i tamburi sciamanici, in posizione completamente rilassata al terreno, ho avuto la sensazione di essere sollevato da terra, e di avere la testa rivolta dalla parte dei piedi. Era sì insolito, ma non mi sono spaventato, per quanto fosse una situazione straordinaria, non convenzionale. Questo mi ha spinto poi ad approfondire. Ho fatto il corso di massaggi chiamato “La via della Luna”, in cui l'insegnante, che aveva fatto esperienza con Osho, aveva unito la tecnica di massaggio svedese, l'impastamento e il cranio-sacrale che insegnavano anche a Pune. Il secondo livello era intitolato “La danza delle mani”. Mi riconosco nell'espressione per cui il massaggio è 10% tecnica e 90% amore, ovvero intuizione, entrare in sintonia, relazionarsi con l'altra persona e riuscire a dargli un aiuto, dialogare con la sua anima in modo che questa possa riprendere spunto e forza da se stessa.
Mi sembrava di aver trovato finalmente le risposte, come spesso capita a chi intraprende il viaggio della conoscenza. All'inizio ti senti un po' “dio” e vuoi catechizzare tutti, salvo poi rimanere addolorato dalle reazioni altrui non sempre positive... All'inizio c'è spesso uno sfasamento... fin quando prendi queste cose in un modo molto più saggio, sai che stai facendo la tua strada, che stai scoprendo delle cose, e che altri lo stanno facendo in un altro modo – chi più chi meno velocemente – e questo non fa differenza, perché tutti stiamo andando “lì”, comunque.
Ho intrapreso varie tecniche prese da Osho, tra cui la Kundalini e la meditazione dinamica (mi ci sono voluti dieci, quindici anni, per capire come il Maestro aveva creato questa meditazione!). In questa via iniziatica ho affrontato la trance-dance, l'interpretazione del fantasma, la vista delle vite precedenti, i riti di passaggio. Questi ultimi, ad esempio, sono ancora presenti nelle culture dei popoli naturali: si attraversano delle fasi, e ogni fase fa sì che tu passi a uno stadio di maturazione successivo. Dopo ho conosciuto altre tecniche che derivano sempre dalla cultura indiana, dall'oriente: il Rebirthing, quelle dell'istituto per il non-conosciuto di Baba Bedi, la filosofia acquariana...
Non sempre questa ricerca va come vorresti. A volte le persone che approcci ti danno della conoscenza, ma non hanno l'intento puro, sacro, quello di trasmetterla senza averne un vantaggio personale. E creano con te una relazione di dipendenza, che secondo me è il più grosso peccato che un essere umano possa compiere nei confronti di un altro, perché gioca sulla richiesta di conoscenza di una persona, o di tirarsi fuori dalle sue problematiche, dai suoi guai. Ed è anche il rischio che ha chi vuole essere Maestro: in realtà il vero Maestro, lo Sciamano, si esclude, è solo colui che trasmette l'esperienza e fa sì che gli altri possano godere delle stesse cose.
Inoltre, sono sempre stato affascinato dallo Yoga, dal Tantrismo, e dalla ricerca di una radice comune. Sentivo che Sciamanesimo, Tantrismo, Taoismo, Buddhismo in realtà arrivavano tutti da qualcosa di comune, anche se io non riuscivo a identificarlo. Avevo la sensazione che questa cosa fosse andata persa nella notte dei tempi.

E l'hai trovata o sei ancora in ricerca?

Ad oggi l'ho finalmente trovata. Dopo 22 anni...

E qual è?

La vecchia cultura è contenuta nei popoli naturali, quelli che si sono mantenuti più vicini alle tradizioni. In questi popoli c'è la tradizione di una “venuta”, di una conoscenza arrivata forse da un altro luogo dell'universo, da qualche dio, e questa conoscenza trasmessaci è stata mantenuta nei riti. Perciò ci sono riti simili in luoghi diversissimi del mondo. Ma spesso popoli naturali come gli Apache o gli Aborigeni non trasmettono che una pseudoconoscenza agli occidentali, proprio perché sanno che questi ultimi non hanno la possibilità di comprenderla appieno o di utilizzarla al meglio.
Lo scoprire che qui in Europa, nel nord Italia, in Francia e in Spagna la cultura celtica si è in qualche modo mantenuta, perciò anche noi abbiamo una cultura da cui attingere le nostre radici, questa è una cosa che mi ha sorpreso: ed oggi mi sta dando moltissime chiavi di lettura, per capire quale fosse questa cultura presente in tutto il mondo: e sto parlando della cultura del megalitismo. I popoli naturali l'hanno ancora nelle loro tradizioni, ne hanno il ricordo. E questo ci da la chiave per capire antiche tecniche come lo Yoga, o come possiamo essere “guaritori”, come funziona il nostro corpo. In queste antiche tradizioni c'è già la conoscenza, e si sta perdendo tempo a riscoprirle in modo “scientifico” quando forse semplicemente mettendosi in sintonia la cosa sarebbe un po' più veloce... e non c'è distinzione tra scienza e conoscenza esoterica, ma in realtà stanno andando entrambe nella stessa direzione. Ad oggi la fisica quantistica sta ribadendo queste cose, in effetti. E possiamo facilmente vedere come sono molto correlate... Per lo sciamanesimo, ed anche per il celtismo, il mondo come noi lo conosciamo, il mondo della materia è fatto dal vuoto (lo shan, il centro). Quello in cui viviamo è un mondo illusorio, “olografico”, fatto di vibrazioni...
Se noi andiamo alla sorgente, che è quella che rimane pura, scopriamo questa radice comune. Ad esempio anche nel celtismo ci sono i chakra che, a differenza della fisiologia induista sono cinque, e non sette. Il primo e il secondo chakra sono uniti e considerati uno solo; allo stesso modo il chakra della gola e del terzo occhio. Questa pare fosse in origine la suddivisione dei chakra. Tra l'altro è curioso sapere che c'è una lingua celtica, o pre-celtica, e una meditazione dinamica celtica, la Kemò-Vad, il cui nome significa “essere vento nel vento”, ovvero tornare nel vento divino, o ancora tornare nel vuoto. Tutti si vuol essere uno, si vuol essere tutto, ma in realtà questo tutto deriva da qualcosa che è niente! E questo da il la al punto di domanda su cosa siamo realmente... In più la filosofia dei popoli naturali non parte dal darsi le risposte, ma dal farsi le domande giuste: invece di partire da “cosa sono io?” parte da “dove vivo io? Cos'è ciò che ho intorno?”. È partendo da questo che riesco a capire come sono fatto io, nel contesto in cui sono. Quindi è già un modo diverso di approcciare le cose. Non ci si approccia a dio, ma alla natura, al mistero... e si cerca di carpirne qualche conoscenza.


Buona ricerca, allora. 
Parallelo alla riga # 7



Una vita senza ricerca non è degna di essere vissuta.

                                          Socrate


martedì 24 giugno 2014

Stelle danzanti



Conversazione con Gianni Novello, conduttore della Meditazione dei Cinque Ritmi di Gabrielle Roth, Costellatore Familiare, e... gran ballerino! 







Se mi avessero detto "stasera vieni a ballare" non avrei fatto un passo. E invece ho partecipato ad una sessione dei Cinque Ritmi condotta da Gianni Novello e ho scoperto che non solo so ballare, ma mi è anche piaciuto! Perché in questa forma di meditazione dinamica la danza non consiste nell'imparare con precisione dei passi, ma nel lasciar andare le energie del proprio corpo e della propria mente in un'esperienza che diverte, commuove, scatena e pacifica.

Come ti sei avvicinato ai Cinque Ritmi di Gabrielle Roth?

Ho conosciuto la meditazione dei 5 ritmi di Gabrielle Roth, unitamente a molti altri tipi di meditazioni dinamiche, nel 2000, quando ho iniziato un training di tantra con Elmar e Michaela Zadra. Devo dire con sincerità che è una delle meditazioni dinamiche che mi piace di più e che ho approfondito e sperimentato di più durante tutti questi anni.

In che senso si parla di meditazione dinamica?

Si parla di meditazioni dinamiche in quanto il movimento, il respiro e l'esercizio corporeo sono fondamentali, al fine di stabilire un contatto e un'unione tra mente e corpo. Non dico nulla di nuovo, lo yoga ne parla da 5000 anni, eppure per noi occidentali con troppa mente, o almeno per me, utilizzare delle meditazioni dinamiche - di movimento - mi ha aiutato davvero molto ad andare oltre gli schemi e le abitudini mentali consolidate, per affidarsi più all'autenticità del corpo che a quella della mente, perché a volte la mente, ménte....

Come costruisci la tua "compilation"?
La compilation. Questa è una domanda che mi viene fatta molto spesso e potrei rispondere che non la preparo mai prima, ma a seconda del gruppo e dell'energia che ho davanti e che sento di volta in volta. Di fatto, come avrai visto, ho una serie di cd che ho comprato nel corso degli anni e che ho suddiviso per ritmo, poi a seconda del gruppo che mi trovo davanti e in base al mio sentire di ciò che ritengo che quel gruppo sia in grado di reggere, la costruisco sul momento pescando sui cd di quello specifico ritmo. Lo stesso per la durata di ogni singolo ritmo.





Il giorno seguente ho partecipato a un incontro di Costellazioni Familiari, ed è stata una scoperta interessantissima. Sebbene io non sia stato "costellato", il semplice fatto di interpretare dei ruoli mi ha fatto capire delle cose su di me e sulla mia storia a cui forse non sarei mai arrivato.

Come sei arrivato alle costellazioni?

Ho conosciuto le costellazioni familiari durante un training di tantra con Elmar e Michaela Zadra nell'anno 1999-2000, in cui si andavano ad affrontare i propri mostri interiori (questo era il titolo del corso specificio all'interno del training). Era un assaggio di scenario familiare, ma ne rimasi molto colpito e incuriosito e nel 2003 iniziai uno specifico training di formazione con l'Associazione Bert Hellinger Italia durato tre anni, in cui ho lavorato molto sul mio scenario familiare e successivamente sul come condurre.....

Quanto indietro nel tempo si può risalire durante una costellazione, e in che modo visualizzare i conflitti passati ci aiuta a comprendere i presenti e ad affrontare i futuri?

Si può andare indietro nel tempo fino a 7 generazioni. Perchè sette? Perchè ciò che è stato commesso fino a 7 generazioni può influire nelle generazioni successive e condizionare fortemente il comportamento di chi viene dopo. Se mi chiedi il perchè fino a 7 generazioni, non te lo so dire. Ma come avrai visto e mi hai sentito dire, nelle costellazioni familiari il tutto é fenomenologico, ossia avviene sempre così. Capisco che ciò sia poco scientifico, ma anche molto istruttivo per noi umani che vorremmo avere una spiegazione per tutto. In fondo dobbiamo renderci conto che a volte, senza esserne consapevoli, siamo a servizio di forze molto più grandi.... forse dovremmo semplicemente entrare in allineamento con queste forze ed entrare nel flusso della vita, e sarebbe tutto più semplice.
Come avrai visto durante la sessione, visualizzare le problematiche e i segreti passati ci aiuta non solo a comprendere, ma a vedere il tutto in un quadro molto più ampio rispetto alla nostra ottica e ciò favorisce la riconciliazione, che è ciò che la nostra anima persegue. Questo consente di non portare più i pesi del passato di cui ci facciamo carico inconsapevolmente e che appartengono ad altri, permettendoci di andare liberamente verso la nostra vita presente e futura.

Se ti dicessi che vedendo una seduta di costellazioni ho capito Shakespeare, tu che cosa risponderesti?

Che è molto interessante e che sei andato al nocciolo di ciò che succede quando si fa una rappresentazione di una costellazione familiare. La cosa interessante e che i rappresentanti sentono contestualmente l'energia e il sistema familiare di chi mette in scena ma anche se ci sono fatti e sensazioni che ci toccano perchè hanno a che vedere con il nostro scenario familiare...

Quando entriamo come rappresentanti in una costellazione familiare, diventiamo degli attori naturali e disinvolti a servizio della persona che mette in scena.... forse è questo che vuoi dire quando dici che hai capito Shakespeare... !

Parallelo alla riga # 6



       L'universo ha tanti centri quanti sono gli esseri viventi che contiene.

            Aleksandr Solženicyn,

Arcipelago Gulag 

martedì 3 giugno 2014

Touch for Healt


Conversazione con Simonetta Lisa, operatrice del metodo kinesiologico Touch for Healt.





Come sei arrivata alla Kinesiologia?

In un percorso di naturopatia, quindi erano molte le discipline a cui mi ero già approcciata. Ma quando ho partecipato alla prima lezione del corso di kinesiologia mi sono resa conto che era una disciplina totalmente diversa da quelle che già conoscevo, forse quella col taglio che mi apparteneva di più. Ho fatto prima delle sedute individuali, e poi ho continuato facendo dei corsi. Ho lavorato subito su temi che mi erano molto cari, come il rapporto coi miei genitori... sono proprio partita alla grande! Questo anche per vedere come funzionava, perché prima di appassionarmi e proporlo agli altri volevo vedere su di me che effetto avrebbe avuto.

Che differenza c'è tra la chinesiologia applicata e il Touch for healt?

Il Touch for healt ha un taglio basato sui principi della medicina cinese, quindi non soltanto di lavoro sui muscoli o sui tendini, ma considerando la persona nel suo insieme: cioè da un punto di vista fisico-strutturale, energetico, emotivo ed anche da un punto di vista chimico e nutrizionale. È un ascolto e un dialogo col corpo della persona, e tramite dei leggeri test muscolari viene anche individuata la tecnica appropriata per ristabilire l'equilibrio ed affrontare il disagio che la persona vive in quel momento.

Di volta in volta decidi quale approccio utilizzare, o li utilizzi tutti?

In kinesiologia si lavora a traguardi. Quindi la persona sceglie l'aspetto della sua vita su cui ha voglia di lavorare o per cui vuole migliorare, perché magari non è contenta di qualcosa, che può essere: un dolore fisico, quindi star meglio fisicamente, riuscire a muovere con agio un arto piuttosto che piegarsi, oppure un blocco emozionale (ad esempio “trovo sempre il compagno/la compagna sbagliata”, “non riesco ad andare d'accordo con mia suocera...”, “non riesco a guadagnare quello che voglio”...). Quindi la kinesiologia lavora su aspetti molto ampi, che riguardano proprio il soddisfacimento della persona.

Perciò anche sulle motivazioni personali...

Certo. E sull'utilizzo dei propri talenti, perché sappiamo che molte volte le persone non utilizzano i loro talenti. Il lavoro dal punto di vista chimico invece funziona così: mentre ci impegniamo a raggiungere un certo traguardo magari stiamo assumendo un alimento che ci piace, ma che in quel contesto ci impedisce (seguendo i principi della medicina tradizionale cinese anche il cibo è collegato a determinati elementi, e a determinati organi) di arrivare all'obiettivo prefissato. Per questo a volte si fanno anche dei test energetici alimentari.
Non è mai il terapeuta che decide, ma è sempre tramite questi leggeri test muscolari che il cliente sceglie la tecnica più appropriata per lui in quel momento, quindi in questo senso è anche un lavoro “ecologico”.

Come nasce questa tecnica?

Nasce negli anni '60 quando il suo fondatore, George Goodheart, scoprì quasi per caso che le risposte muscolari dei suoi pazienti (era un medico) mutavano a seconda di ciò che appoggiava al muscolo. Poteva essere un alimento, ma anche una situazione o un'emozione; la persona pensava a una cosa, e la risposta muscolare era diversa. Da quello partì tutto.

Il Touch for healt è riconosciuto?

L'Australia è il primo posto in cui è stato riconosciuto, naturalmente ci sono molte altre nazioni, ma in Italia sebbene ci sia da venticinque anni se ne sente parlare ancora pochissimo.

Perché una persona dovrebbe scegliere di fare kinesiologia?


Per migliorare certi aspetti della sua vita di cui non è soddisfatto, oppure per raggiungere dei traguardi, per superare dei blocchi emotivi o ancora, semplicemente, per essere più felice!



Parallelo alla riga # 5



A curare è l'intonazione con cui si parla al malato.


                             Josif Brodskij, 
    
       Per compiacere un'ombra

martedì 29 aprile 2014


        Il paradigma dominante





Conversazione con Pierluca Zizzi, divulgatore, ricercatore spirituale, autore dei tarocchi "Egyptian Oracle Cards", "2012 Tarocchi dell'Ascensione", "Tarocchi Universali trasparenti" e del libro "Il Viaggiatore Universale - Il Viaggio della Consapevolezza Umana verso l'Infinito".






Che cosa intendi per paradigma dominante?

     Una delle mie principali divulgazioni si occupa di raccontare come veniamo educati, cosa ci viene detto fin dalla più tenera età.
    Volendo dividere l'argomento in due grossolane sezioni, la prima è il paradigma moderno, ovvero come veniamo formati a scuola e in famiglia, cosa ci chiede la società, che è il problema più grosso, più evidente. Ovvero veniamo formati secondo dei canoni che non sono in accordo con quello che io chiamo “l'uomo naturale”, ovvero l'uomo, o la donna, così come si presenterebbero – secondo un'immagine romantica – all'uscita della caverna, o nella giungla, incontrando i propri pari.
     Quest'uomo naturale viene sostanzialmente educato in maniera tale per cui la sua vita è destinata a essere quella di un burattino nelle mani di qualcuno e a tale scopo viene formato (parola che detesto, la “formazione” di un essere umano... ovvero il dargli una forma precisa) Quindi l'educazione mira a creare un produttore, un consumatore nella nostra società; non viene approfondito nessun ambito relativo all'intuizione, non viene data nessuna – o quasi nessuna – educazione sentimentale e quindi l'essere umano cresce quasi sempre completamente incapace di gestire le proprie emozioni. Questo non è un uomo naturale, ma è un uomo destinato all'infelicità nella quasi totalità dei casi. Questo per quanto riguarda la prima sezione.
     La seconda grande sezione è la formazione che ereditiamo dal nostro passato. Ora, noi abbiamo duemila anni di cristianesimo alle spalle, con tutto il male e con parte del bene che questo comporta; poi abbiamo 250-300 anni di illuminismo alle spalle, con molto del male e con parte del bene che questo comporta. E tutta un'altra serie di conoscenze e tradizioni più antiche sopite nell'inconscio collettivo e che ci sono state tramandate: ad esempio il paradigma maschile dominante su quello femminile, i cui effetti possiamo osservare quotidianamente. Questi paradigma “scricchiola” da una sessantina d'anni, ma ci vorranno centinaia di anni per recuperare la metà del pianeta.
     Queste due grandi sfere d'influenza sono il paradigma dominante e la mia divulgazione si rivolge a persone che spero cerchino di capire per conto loro se nella loro vita, e nella vita dei loro cari, questo paradigma dominante è forte, o fortissimo, o, per loro fortuna, debole e cercare un'alternativa personale. Perché un'alternativa sociale a questo paradigma comincerà forse a esserci ma ora sostanzialmente non c'è.

Quindi l'obiettivo non è sostituire questo paradigma con un altro paradigma.

     È esattamente quello che insegno: se voi sostituite questo paradigma con un altro paradigma abbiamo un nuovo problema.
      Una volta un'amica, leggendo il mio primo libro, mi ha chiesto: “ma allora qual è la verità in ambito spirituale?” E io ho detto: “guarda, credo che ne esista una familiare, personale, se diventa sociale ti schiaccia per vari motivi”... L'uomo naturale è fatto in modo tale per cui le verità sociali ne distruggono l'individualità. Lei allora mi ha detto: “io penso di sapere qual è, non dico la verità, ma come si può vivere tutti insieme con delle regole molto precise”. Io l'ho interrotta e ho detto: “vedo già i morti per le strade”. Perché, di solito, quando spunta qualche persona che ha un'idea molto precisa di come debba essere un'alternativa sociale o personale, e questa viene imposta, si creano religioni o grandi forme di pensiero collettive che prima o poi si scontreranno con altre religioni e altre forme di pensiero collettive, e ci saranno i morti per le strade.
     Da questo punto di vista quindi la mia divulgazione è molto taoista: non esiste un credo, non esiste una via definita, il parlare di una via unica non può essere fatto per definizione perché la mente umana si attacca alle definizioni, alle parole. Invece quando la mente si libera il più possibile da questa radice si inizia a diventare uomini e donne più liberi, intuitivi, sereni, capaci di vivere con gli altri.

Sembra particolarmente evidente che uno dei campi in cui si manifesta di più la formazione attraverso il paradigma dominante sia quello dell'insegnamento della storia.

     È un argomento a me molto caro. La storia che si insegna a scuola può essere un ottimo paradigma per quello che è la nostra formazione. Anche qui darei due direzioni.
     Un indirizzo generale sul modo di insegnare la storia tende a venderci la storia come qualcosa di assolutamente vero e lineare – ovvero c'è A, poi B che ha creato C, poi siamo arrivati noi... In maniera quasi giornalistica ci racconta qualcosa che non può che essere il nostro passato reale. Questo è violentemente falso. Oserei dire che è nazi-fascista, perché non è vero. Prendiamo l'identità italiana: ci viene esaltato il Risorgimento, che è un insieme di bugie... il nostro Risorgimento è quanto di più inglorioso, violento e soppressivo ci sia stato nella nostra storia nazionale. È una tecnica usata da tutte le nazioni: raccontare una storia gloriosa che crei un passato nazionale, un paradigma per l'appunto, che ti renda orgoglioso della tua nazione. Proprio ieri ho letto la massima di un americano che dice “L'ultimo rifugio degli idioti è il patriottismo”. La storia spesso va in questa direzione.
    La seconda direzione dell'insegnamento della storia, dell'archeologia, della paleontologia, e dell'antropologia in maniera minore, è partire da basi che noi crediamo essere vere perché non vengono mai messe in discussione. Sull'antropologia e sulla paleontologia, dai cosiddetti ominidi fino a noi, non si sa sostanzialmente niente. Quello che ci viene insegnato nei sussidiari – l'immagine di Lucy, l'ominide africano, e le civiltà antiche o antichissime del nostro pianeta – è sostanzialmente falsa. Basta fare un giro per i musei più importanti del mondo per rendersi conto che qualcosa non ci viene detto.
    Questo insegnamento ci passa e noi cresciamo credendo vere alcune cose: primo, che la storia così come ci viene raccontata è corretta, giusta, e che abbiamo un passato sicuro alle nostre spalle. Secondo – e molto più grave – crediamo di essere parte di un'evoluzione continua, la punta di diamante della storia precedente, e di essere i migliori, proprio perché abbiamo fatto esperienza di quello che c'era prima: abbiamo una grande tecnologia, abbiamo sviluppato tutta una serie di conoscenze storiche, sociali... cose solo in parte vere. Una corretta analisi di ciò che doveva essere l'essere umano di 5000 anni fa – se ne sa pochissimo –, o di 3000 anni fa in alcune parti del mondo, o semplicemente l'osservazione dell'uomo contemporaneo nelle civiltà naturali, ci rivela la visione di uomini molto diversi da noi e nella maggior parte dei casi molto più “felici” di noi.
     Le civiltà del passato avevano qualcosa che noi stiamo sopprimendo con la tecnologia. Ad esempio scegliere come propri leader – non sempre, ma spesso – non tanto i più furbi, i più colti, i più tecnologicamente portati, ma coloro che hanno delle intuizioni, quelli che – se vogliamo usare un termine convenzionale – possono essere definiti “maghi”. I grandi leader erano sì anche leader militari (ma da una certa data in poi, prima non esisteva la guerra come noi la concepiamo) ma anche re “maghi”, ovvero persone che avevano in sé la ricerca costante di un mondo interiore, onirico, divino, a contatto con quello ordinario. Questo è stato completamente dimenticato, o utilizzato in maniera nascosta, perché chi ci governa realmente sa bene come si governa un popolo, anche se in maniera talvolta molto oscura. Chi vuole plagiarci sa bene che non dobbiamo insegnare queste cose, perché in una civiltà come quella dell'Asia Centrale di 5000-6000 anni fa oppure quella degli Yanomami del Sudamerica le persone erano felicissime con due capanne di legno e un piatto di semi, e avevano un'uguaglianza sociale e una gioia interiore, una capacità di vivere correttamente in equilibrio col loro mondo che noi non solo non abbiamo, ma stiamo perdendo progressivamente.

Quello che stupisce quando ci si sposta per latitudini e longitudini varie, è l'uniformità di determinati riti piuttosto che determinate forme architettoniche, o iconografie in popoli che apparentemente – se è vero che prima della deriva dei continenti sulla Terra non c'era l'uomo – non dovrebbero collimare fra loro.

     Le mie ricerche partono un bel po' di anni fa come atlantologo. Bisogna dire che questa parola non significa assolutamente nulla. Se proprio vogliamo spiegarla in un secondo, è colui che divulga le conoscenze su una presunta civiltà che è finita circa 12800 anni fa. Presunta perché non è mai esistita, sia detto con forza: non esisteva Atlantide come noi la pensiamo. Esisteva un insieme di civiltà diverse, probabilmente diffuse su tutto il pianeta con un insieme di conoscenze omogenee che le successive civiltà hanno ereditato, in buona parte dimenticato, e in gran parte rielaborato.
     Facciamo un esempio noto: le piramidi. Contrariamente a quanto crediamo, le piramidi sono diffuse in tutto il mondo. Alcune tra le più grandi si trovano in Cina, quasi piccole montagne, ma come volume la più grande si trova in Messico. L'ho visitata: ora sembra una collina con sopra una chiesa e ha un volume superiore a quella di Cheope. Altre si trovano in Brasile, ne abbiamo una in Bosnia.

In Bosnia??

    Certo. È sommersa ed è ben nota agli archeologi che l'hanno nascosta non sapendo come giustificare una piramide che ha come minimo 10000 anni. In Bosnia e in Serbia ce ne sono diverse, ormai sommerse, e viste da fuori sembrano delle montagne.
     Le piramidi erano un modo per costruire edifici e templi di tutte le civiltà che ci hanno preceduto e che ora noi abbiamo in parte dimenticato. Sono presenti a tutte le longitudini e latitudini perché erano una forma utile e comoda per tutta una serie di riti, di osservazioni del cielo, di cui quella civiltà evidentemente aveva bisogno.
     Potrei fare un altro esempio: le strutture megalitiche. Ci sono megaliti in tutto il mondo (megalite significa grande pietra), e le civiltà antiche o antichissime precedenti o coeve a quella che si suole chiamare Atlantide costruivano con dei megaliti le cui dimensioni ci stupirebbero. Di 5, 7, 10 tonnellate quelli piccoli; alcuni ne pesavano 15, c'è nella grande piramide di Cheope una torre creata da blocchi del peso di 80 tonnellate, a Baalbek in Libano c'è un megalite che non ha nulla a che vedere con le civiltà mediterranee, e pesa sulle 150 tonnellate. Sappiate che noi non saremmo in grado di trasportare nulla con quel peso, se non scomponendolo in pezzi, o usando tecnologie speciali per imbragarlo con estrema difficoltà.
    Ci sono intere strutture in giro per il mondo create con megaliti di questo tipo che parlano di una memoria collettiva del costruire.

Secondo te questa memoria è circoscritta al pianeta Terra?

     Rispondo sempre che contro la mia volontà (ride) da tanti anni mi occupo di ufologia, cerchi nel grano e ciò che riguarda le cosiddette “altre civiltà”. Non amo creare suspence in queste cose, quindi rivelerò subito ciò in cui credo: credo che siamo visitati da migliaia di anni, probabilmente da svariate decine di migliaia di anni da altre intelligenze, che volontariamente non definisco extraterrestri, perché se un'intelligenza visita il tuo pianeta per diecimila e più anni non è extraterrestre, è terrestre! Questo cambio di ottica mi è stato insegnato da una persona che si chiama Giovanna De Liso ed è un'ufologa di fama nazionale; lei mi ha fatto notare che è vero che siamo noi i terrestri, ma la sua domanda è: è vero che noi siamo gli unici terrestri? Se è vero, come credo lo sia da tanto tempo, la nostra civiltà umana è a contatto con una serie di altre intelligenze da sempre. Ed è pur vero che costoro non possono essere definiti alieni. Almeno non tutti, o solo per una parte, o per determinate caratteristiche. Se qualcosa è diverso da te, non è detto che sia lui l'extraterrestre (ride). Perciò la risposta è sì: io credo ci siano altre intelligenze nel cosmo. Non darò la solita noiosissima risposta della scienza ufficiale (statisticamente ci sono nel cosmo milioni di galassie, in ogni galassia ci sono miliardi di stelle, quindi è statistico che ecc. ecc..). Questa è un'idiozia pazzesca...

Come spesso lo è la statistica.

     Ma certo. Nulla è più preciso e contemporaneamente fuorviante della scienza statistica, perché dice tutta la verità ma in realtà non la definisce. Statisticamente viviamo 75 anni, ma nessuno ci dice se morirai domani o a centotré anni...
  Comunque, la scienza stessa afferma che statisticamente ci devono essere altre intelligenze, le cerca – soprattutto con progetti degli anni '70, '80, '90 – con i radiotelescopi e questo, come si diceva prima, è uno dei modi per prenderci per i fondelli.
    I maggiori governi del mondo sanno perfettamente che noi veniamo visitati da sempre da queste intelligenze, e vogliono darci l'impressione che questa ricerca sia vera, effettiva e che soprattutto non trovando nulla – perché le comunicazioni possono avvenire massimo alla velocità della luce, e per capirci mandare un messaggio sulla stella più vicina e ricevere una risposta (ad esempio: “Ciao, chi sei? E relativa risposta: “Ma chi sei tu?”) richiederebbe otto anni – l'oggetto di questa ricerca sia introvabile. Perché da quando esistono mezzi tecnologici per filmare, fotografare, descrivere il cielo, ci viene testimoniato che ci sono delle luci nel cielo, dei vascelli, dei fenomeni che non sono assolutamente umani, non possono essere della nostra tecnologia... Oramai è una pantomima smascherata. Chiunque abbia un minimo di conoscenze culturali può scoprire facilmente che questo è falso, e quindi c'è qualcosa là fuori che ci affianca da sempre.

Ora ti farò una domanda fastidiosa.

    Sono sempre interessanti come domande (ride).

Hai citato numerose volte la parola “falso” e la parola “loro”. La domanda che mi viene spontanea da fare è: rispetto alla cosiddetta teoria del complotto come ti poni?

    Io chiaramente non posso sapere se esiste e non lo so.

Pasolinianamente “lo so anche se non lo posso dimostrare”?

    Ho un mio parere del tutto personale. Tra l'altro questo è un argomento sul quale mi sto confrontando da tantissimi anni e non sono arrivato neanche a un 30% di risposte.
   Intanto bisogna definire i termini del complotto. Che cos'è un complotto? Genericamente viene definito un insieme di azioni volte a nascondere una verità molto scomoda o molto pericolosa organizzato da gruppi che conoscono questa verità ed attuano tutta una serie di strategie per nasconderla alle grandi masse. Se definiamo così un complotto, ci sono tanti complotti, a vari livelli. Il livello più basso è un complotto culturale contro tutta l'umanità: il tenere l'umanità in canoni ben precisi nei quali deve vivere. Ovvero lavorare il più possibile, essere ricattati con i soldi – se non ce li hai sei un reietto, non puoi fare nulla – e questo passa anche attraverso (argomento caro ai complottisti) le famigerate banche. Perché chi controlla il denaro, la sua produzione i suoi flussi e come viene distribuito sul pianeta, controlla il mondo. Io credo che questo sia in buona parte vero, perché le persone più ricche del mondo tendono a conservare il potere. E questo è già un secondo livello, il governo occulto, di chi controlla i flussi di denaro. Un terzo livello è: chi controlla i controllori? C'è chi scomoda altre intelligenze, tutta una serie di altre energie e consapevolezze che a loro volta influenza questo gruppo ristretto di persone. Se ne può discutere per anni di questo... e si può andare in varie direzioni.
    La prima è che ci siano delle intelligenze non umane, e volontariamente non uso la parola non-terrestri (perché sono in parte terrestri), che in qualche modo influenzano questo gruppo di persone. Non so dire se questo sia vero o no: in parte credo che lo sia, per motivi correlati alla struttura stessa di chi tenta di plagiare gli altri. È chiaro che chi vive con dei paradigmi mentali molto restrittivi attira determinate energie. Un livello ulteriore è che invece il tutto sia organizzato da queste intelligenze, e cioè che ci siano i cosiddetti rettiliani, i grigi, le mantidi, che siano molto interessati a noi come pianeta, e quindi a un oscurantismo generale perché non vogliono fari scoprire. Ora, chiunque legga quello che sto dicendo deve per forza – e se non se l'è già fatta è grave – farsi una domanda: a chi giova tutto questo? Perché se è vero che ci sono delle altre intelligenze incredibilmente tecnologiche, da noi che vogliono? Non certo la tecnologia perché ne hanno una che a nostro confronto è quella di Star Trek; non vogliono certo i nostri soldi o altro che riguardi la sfera materiale. E allora vogliono qualcos'altro, e lì si va sulle teorie ufologiche pure. Non so se questo sia applicabile a scala planetaria, ma so di certo che da sempre, sotteso al nostro inconscio, in qualche serbatoio oscuro della nostra umanità (che non è negativo, ma necessario, perché la nostra struttura è fatta così: l'uomo naturale ha in sé una parte oscura che negata lo porta all'autodistruzione; il compendiare la parte oscura con la cosiddetta parte luminosa è parte del percorso di ciò che siamo) vengono evocate tutta una serie di schemi mentali, di energie e consapevolezze che tendono al plagio, alla distruzione, alla forza come le energie naturali della morte, che sono appunto necessarie, sottese alla natura umana. Ovunque nell'Universo ci sono buchi neri che divorano stelle, figuriamoci se nella nostra mente non ci sono dei pensieri che divorano noi stessi.
    A un livello più naturale, posso dire che di certo ci sono delle consapevolezze evocate anche da noi che si “animano” e che agiscono per la distruzione, come ce ne sono delle altre da alcuni definite angeliche, anche esse generate da noi spontaneamente, ovvero i nostri sogni, le nostre parti positive, che le varie tradizioni esoteriche culturali e spirituali del mondo individuano come angeli, dei, energie positive, luce ecc. ecc.
    Illusioni, come lo sono le prime.
   Noi nella nostra struttura non siamo né angelici né demoniaci, siamo destinati a essere felici, come si diceva un po' di anni fa. Ovvero l'uomo dovrebbe perseguire – e concludo con questo il discorso sul plagio e sulle verità nascoste – questo destino: siamo destinati a una felicità durevole, se lo vogliamo. Questa felicità è indipendente da ciò che ci succede intorno; se è vero, ed è sicuramente vero, che l'essere umano può essere definito come colui che è felice se i propri simili sono felici e che è infelice se i propri simili sono infelici, è altresì vero che tutte le relazioni con noi stessi e fuori da noi stessi sono generate da noi. Pertanto indipendentemente dal fatto che tu venga spiato, plagiato, o che ti vengano raccontate un sacco di bugie, se la tua ricerca va verso quel serbatoio infinito, indefinibile, atemporale, che è la tua anima... beh, se vai nella direzione dello spirito, la tua felicità è dietro l'angolo. Se invece noi rimaniamo a livello animale e abbiamo la paura costante di venire controllati, beh, questo nutre quel serbatoio nero che è in noi. Poi, che ci sia altrove, questo è tutto da vedere.