Il paradigma dominante
Conversazione con Pierluca Zizzi, divulgatore, ricercatore spirituale, autore dei tarocchi "Egyptian Oracle Cards", "2012 Tarocchi dell'Ascensione", "Tarocchi Universali trasparenti" e del libro "Il Viaggiatore Universale - Il Viaggio della Consapevolezza Umana verso l'Infinito".
Che
cosa intendi per paradigma dominante?
Una
delle mie principali divulgazioni si occupa di raccontare come
veniamo educati, cosa ci viene detto fin dalla più tenera età.
Volendo
dividere l'argomento in due grossolane sezioni, la prima è il
paradigma moderno, ovvero come veniamo formati a scuola e in
famiglia, cosa ci chiede la società, che è il problema più grosso,
più evidente. Ovvero veniamo formati secondo dei canoni che non sono
in accordo con quello che io chiamo “l'uomo naturale”, ovvero
l'uomo, o la donna, così come si presenterebbero – secondo
un'immagine romantica – all'uscita della caverna, o nella giungla,
incontrando i propri pari.
Quest'uomo
naturale viene sostanzialmente educato in maniera tale per cui la sua
vita è destinata a essere quella di un burattino nelle mani di
qualcuno e a tale scopo viene formato (parola che detesto, la
“formazione” di un essere umano... ovvero il dargli una forma
precisa) Quindi l'educazione mira a creare un produttore, un
consumatore nella nostra società; non viene approfondito nessun
ambito relativo all'intuizione, non viene data nessuna – o quasi
nessuna – educazione sentimentale e quindi l'essere umano cresce
quasi sempre completamente incapace di gestire le proprie emozioni.
Questo non è un uomo naturale, ma è un uomo destinato
all'infelicità nella quasi totalità dei casi. Questo per quanto
riguarda la prima sezione.
La
seconda grande sezione è la formazione che ereditiamo dal nostro
passato. Ora, noi abbiamo duemila anni di cristianesimo alle spalle,
con tutto il male e con parte del bene che questo comporta; poi
abbiamo 250-300 anni di illuminismo alle spalle, con molto del male e
con parte del bene che questo comporta. E tutta un'altra serie di
conoscenze e tradizioni più antiche sopite nell'inconscio collettivo
e che ci sono state tramandate: ad esempio il paradigma maschile
dominante su quello femminile, i cui effetti possiamo osservare
quotidianamente. Questi paradigma “scricchiola” da una sessantina
d'anni, ma ci vorranno centinaia di anni per recuperare la metà del
pianeta.
Queste
due grandi sfere d'influenza sono il paradigma dominante e la mia
divulgazione si rivolge a persone che spero cerchino di capire per
conto loro se nella loro vita, e nella vita dei loro cari, questo
paradigma dominante è forte, o fortissimo, o, per loro fortuna,
debole e cercare un'alternativa personale. Perché un'alternativa
sociale a questo paradigma comincerà forse a esserci ma ora
sostanzialmente non c'è.
Quindi
l'obiettivo non è sostituire questo paradigma con un altro
paradigma.
È
esattamente quello che insegno: se voi sostituite questo paradigma
con un altro paradigma abbiamo un nuovo problema.
Una
volta un'amica, leggendo il mio primo libro, mi ha chiesto: “ma
allora qual è la verità in ambito spirituale?” E io ho detto:
“guarda, credo che ne esista una familiare, personale, se diventa
sociale ti schiaccia per vari motivi”... L'uomo naturale è fatto
in modo tale per cui le verità sociali ne distruggono
l'individualità. Lei allora mi ha detto: “io penso di sapere qual
è, non dico la verità, ma come si può vivere tutti insieme con
delle regole molto precise”. Io l'ho interrotta e ho detto: “vedo
già i morti per le strade”. Perché, di solito, quando spunta
qualche persona che ha un'idea molto precisa di come debba essere
un'alternativa sociale o personale, e questa viene imposta, si creano
religioni o grandi forme di pensiero collettive che prima o poi si
scontreranno con altre religioni e altre forme di pensiero
collettive, e ci saranno i morti per le strade.
Da
questo punto di vista quindi la mia divulgazione è molto taoista:
non esiste un credo, non esiste una via definita, il parlare di una
via unica non può essere fatto per definizione perché la mente
umana si attacca alle definizioni, alle parole. Invece quando la
mente si libera il più possibile da questa radice si inizia a
diventare uomini e donne più liberi, intuitivi, sereni, capaci di
vivere con gli altri.
Sembra
particolarmente evidente che uno dei campi in cui si manifesta di più
la formazione attraverso il paradigma dominante sia quello
dell'insegnamento della storia.
È
un argomento a me molto caro. La storia che si insegna a scuola può
essere un ottimo paradigma per quello che è la nostra formazione.
Anche qui darei due direzioni.
Un
indirizzo generale sul modo di insegnare la storia tende a venderci
la storia come qualcosa di assolutamente vero e lineare – ovvero
c'è A, poi B che ha creato C, poi siamo arrivati noi... In maniera
quasi giornalistica ci racconta qualcosa che non può che essere il
nostro passato reale. Questo è violentemente falso. Oserei dire che
è nazi-fascista, perché non è vero. Prendiamo l'identità
italiana: ci viene esaltato il Risorgimento, che è un insieme di
bugie... il nostro Risorgimento è quanto di più inglorioso,
violento e soppressivo ci sia stato nella nostra storia nazionale. È
una tecnica usata da tutte le nazioni: raccontare una storia gloriosa
che crei un passato nazionale, un paradigma per l'appunto, che ti
renda orgoglioso della tua nazione. Proprio ieri ho letto la massima
di un americano che dice “L'ultimo rifugio degli idioti è il
patriottismo”. La storia spesso va in questa direzione.
La
seconda direzione dell'insegnamento della storia, dell'archeologia,
della paleontologia, e dell'antropologia in maniera minore, è
partire da basi che noi crediamo essere vere perché non vengono mai
messe in discussione. Sull'antropologia e sulla paleontologia, dai
cosiddetti ominidi fino a noi, non si sa sostanzialmente niente.
Quello che ci viene insegnato nei sussidiari – l'immagine di Lucy,
l'ominide africano, e le civiltà antiche o antichissime del nostro
pianeta – è sostanzialmente falsa. Basta fare un giro per i musei
più importanti del mondo per rendersi conto che qualcosa non ci
viene detto.
Questo
insegnamento ci passa e noi cresciamo credendo vere alcune cose:
primo, che la storia così come ci viene raccontata è corretta,
giusta, e che abbiamo un passato sicuro alle nostre spalle. Secondo –
e molto più grave – crediamo di essere parte di un'evoluzione
continua, la punta di diamante della storia precedente, e di essere i
migliori, proprio perché abbiamo fatto esperienza di quello che
c'era prima: abbiamo una grande tecnologia, abbiamo sviluppato tutta
una serie di conoscenze storiche, sociali... cose solo in parte vere.
Una corretta analisi di ciò che doveva essere l'essere umano di 5000
anni fa – se ne sa pochissimo –, o di 3000 anni fa in alcune
parti del mondo, o semplicemente l'osservazione dell'uomo
contemporaneo nelle civiltà naturali, ci rivela la visione di uomini
molto diversi da noi e nella maggior parte dei casi molto più
“felici” di noi.
Le
civiltà del passato avevano qualcosa che noi stiamo sopprimendo con
la tecnologia. Ad esempio scegliere come propri leader – non
sempre, ma spesso – non tanto i più furbi, i più colti, i più
tecnologicamente portati, ma coloro che hanno delle intuizioni,
quelli che – se vogliamo usare un termine convenzionale – possono
essere definiti “maghi”. I grandi leader erano sì anche leader
militari (ma da una certa data in poi, prima non esisteva la guerra
come noi la concepiamo) ma anche re “maghi”, ovvero persone che
avevano in sé la ricerca costante di un mondo interiore, onirico,
divino, a contatto con quello ordinario. Questo è stato
completamente dimenticato, o utilizzato in maniera nascosta, perché
chi ci governa realmente sa bene come si governa un popolo, anche se
in maniera talvolta molto oscura. Chi vuole plagiarci sa bene che non
dobbiamo insegnare queste cose, perché in una civiltà come quella
dell'Asia Centrale di 5000-6000 anni fa oppure quella degli Yanomami
del Sudamerica le persone erano felicissime con due capanne di legno
e un piatto di semi, e avevano un'uguaglianza sociale e una gioia
interiore, una capacità di vivere correttamente in equilibrio col
loro mondo che noi non solo non abbiamo, ma stiamo perdendo
progressivamente.
Quello
che stupisce quando ci si sposta per latitudini e longitudini varie,
è l'uniformità di determinati riti piuttosto che determinate forme
architettoniche, o iconografie in popoli che apparentemente – se è
vero che prima della deriva dei continenti sulla Terra non c'era
l'uomo – non dovrebbero collimare fra loro.
Le
mie ricerche partono un bel po' di anni fa come atlantologo. Bisogna
dire che questa parola non significa assolutamente nulla. Se proprio
vogliamo spiegarla in un secondo, è colui che divulga le conoscenze
su una presunta civiltà che è finita circa 12800 anni fa. Presunta
perché non è mai esistita, sia detto con forza: non esisteva
Atlantide come noi la pensiamo. Esisteva un insieme di civiltà
diverse, probabilmente diffuse su tutto il pianeta con un insieme di
conoscenze omogenee che le successive civiltà hanno ereditato, in
buona parte dimenticato, e in gran parte rielaborato.
Facciamo
un esempio noto: le piramidi. Contrariamente a quanto crediamo, le
piramidi sono diffuse in tutto il mondo. Alcune tra le più grandi si
trovano in Cina, quasi piccole montagne, ma come volume la più
grande si trova in Messico. L'ho visitata: ora sembra una collina con
sopra una chiesa e ha un volume superiore a quella di Cheope. Altre
si trovano in Brasile, ne abbiamo una in Bosnia.
In
Bosnia??
Certo.
È sommersa ed è ben nota agli archeologi che l'hanno nascosta non
sapendo come giustificare una piramide che ha come minimo 10000 anni.
In Bosnia e in Serbia ce ne sono diverse, ormai sommerse, e viste da
fuori sembrano delle montagne.
Le
piramidi erano un modo per costruire edifici e templi di tutte le
civiltà che ci hanno preceduto e che ora noi abbiamo in parte
dimenticato. Sono presenti a tutte le longitudini e latitudini perché
erano una forma utile e comoda per tutta una serie di riti, di
osservazioni del cielo, di cui quella civiltà evidentemente aveva
bisogno.
Potrei
fare un altro esempio: le strutture megalitiche. Ci sono megaliti in
tutto il mondo (megalite significa grande pietra), e le
civiltà antiche o antichissime precedenti o coeve a quella che si
suole chiamare Atlantide costruivano con dei megaliti le cui
dimensioni ci stupirebbero. Di 5, 7, 10 tonnellate quelli piccoli;
alcuni ne pesavano 15, c'è nella grande piramide di Cheope una torre
creata da blocchi del peso di 80 tonnellate, a Baalbek in Libano c'è
un megalite che non ha nulla a che vedere con le civiltà
mediterranee, e pesa sulle 150 tonnellate. Sappiate che noi non
saremmo in grado di trasportare nulla con quel peso, se non
scomponendolo in pezzi, o usando tecnologie speciali per imbragarlo
con estrema difficoltà.
Ci
sono intere strutture in giro per il mondo create con megaliti di
questo tipo che parlano di una memoria collettiva del costruire.
Secondo
te questa memoria è circoscritta al pianeta Terra?
Rispondo
sempre che contro la mia volontà (ride) da tanti anni mi
occupo di ufologia, cerchi nel grano e ciò che riguarda le
cosiddette “altre civiltà”. Non amo creare suspence in queste
cose, quindi rivelerò subito ciò in cui credo: credo che siamo
visitati da migliaia di anni, probabilmente da svariate decine di
migliaia di anni da altre intelligenze, che volontariamente non
definisco extraterrestri, perché se un'intelligenza visita il tuo
pianeta per diecimila e più anni non è extraterrestre, è
terrestre! Questo cambio di ottica mi è stato insegnato da una
persona che si chiama Giovanna De Liso ed è un'ufologa di fama
nazionale; lei mi ha fatto notare che è vero che siamo noi i
terrestri, ma la sua domanda è: è vero che noi siamo gli unici
terrestri? Se è vero, come credo lo sia da tanto tempo, la nostra
civiltà umana è a contatto con una serie di altre intelligenze da
sempre. Ed è pur vero che costoro non possono essere definiti
alieni. Almeno non tutti, o solo per una parte, o per determinate
caratteristiche. Se qualcosa è diverso da te, non è detto che sia
lui l'extraterrestre (ride). Perciò la risposta è sì: io
credo ci siano altre intelligenze nel cosmo. Non darò la solita
noiosissima risposta della scienza ufficiale (statisticamente ci sono
nel cosmo milioni di galassie, in ogni galassia ci sono miliardi di
stelle, quindi è statistico che ecc. ecc..). Questa è un'idiozia
pazzesca...
Come
spesso lo è la statistica.
Ma
certo. Nulla è più preciso e contemporaneamente fuorviante della
scienza statistica, perché dice tutta la verità ma in realtà non
la definisce. Statisticamente viviamo 75 anni, ma nessuno ci dice se
morirai domani o a centotré anni...
Comunque,
la scienza stessa afferma che statisticamente ci devono essere altre
intelligenze, le cerca – soprattutto con progetti degli anni '70,
'80, '90 – con i radiotelescopi e questo, come si diceva prima, è
uno dei modi per prenderci per i fondelli.
I
maggiori governi del mondo sanno perfettamente che noi veniamo
visitati da sempre da queste intelligenze, e vogliono darci
l'impressione che questa ricerca sia vera, effettiva e che
soprattutto non trovando nulla – perché le comunicazioni possono
avvenire massimo alla velocità della luce, e per capirci mandare un
messaggio sulla stella più vicina e ricevere una risposta (ad
esempio: “Ciao, chi sei? E relativa risposta: “Ma chi sei tu?”)
richiederebbe otto anni – l'oggetto di questa ricerca sia
introvabile. Perché da quando esistono mezzi tecnologici per
filmare, fotografare, descrivere il cielo, ci viene testimoniato che
ci sono delle luci nel cielo, dei vascelli, dei fenomeni che non sono
assolutamente umani, non possono essere della nostra tecnologia...
Oramai è una pantomima smascherata. Chiunque abbia un minimo di
conoscenze culturali può scoprire facilmente che questo è falso, e
quindi c'è qualcosa là fuori che ci affianca da sempre.
Ora
ti farò una domanda fastidiosa.
Sono
sempre interessanti come domande (ride).
Hai
citato numerose volte la parola “falso” e la parola “loro”.
La domanda che mi viene spontanea da fare è: rispetto alla
cosiddetta teoria del complotto come ti poni?
Io
chiaramente non posso sapere se esiste e non lo so.
Pasolinianamente
“lo so anche se non lo posso dimostrare”?
Ho
un mio parere del tutto personale. Tra l'altro questo è un argomento
sul quale mi sto confrontando da tantissimi anni e non sono arrivato
neanche a un 30% di risposte.
Intanto
bisogna definire i termini del complotto. Che cos'è un complotto?
Genericamente viene definito un insieme di azioni volte a nascondere
una verità molto scomoda o molto pericolosa organizzato da gruppi
che conoscono questa verità ed
attuano tutta una serie di strategie per nasconderla alle grandi
masse. Se definiamo così un complotto, ci sono tanti complotti, a
vari livelli. Il livello più basso è un complotto culturale contro
tutta l'umanità: il tenere l'umanità in canoni ben precisi nei
quali deve vivere. Ovvero lavorare il più possibile, essere
ricattati con i soldi – se non ce li hai sei un reietto, non puoi
fare nulla – e questo passa anche attraverso (argomento caro ai
complottisti) le famigerate banche. Perché chi controlla il denaro,
la sua produzione i suoi flussi e come viene distribuito sul pianeta,
controlla il mondo. Io credo che questo sia in buona parte vero,
perché le persone più ricche del mondo tendono a conservare il
potere. E questo è già un secondo livello, il governo occulto, di
chi controlla i flussi di denaro. Un terzo livello è: chi controlla
i controllori? C'è chi scomoda altre intelligenze, tutta una serie
di altre energie e consapevolezze che a loro volta influenza questo
gruppo ristretto di persone. Se ne può discutere per anni di
questo... e si può andare in varie direzioni.
La
prima è che ci siano delle intelligenze non umane, e volontariamente
non uso la parola non-terrestri (perché sono in parte terrestri),
che in qualche modo influenzano questo gruppo di persone. Non so dire
se questo sia vero o no: in parte credo che lo sia, per motivi
correlati alla struttura stessa di chi tenta di plagiare gli altri. È
chiaro che chi vive con dei paradigmi mentali molto restrittivi
attira determinate energie. Un livello ulteriore è che invece il
tutto sia organizzato da queste intelligenze, e cioè che ci siano i
cosiddetti rettiliani, i grigi, le mantidi, che siano molto
interessati a noi come pianeta, e quindi a un oscurantismo generale
perché non vogliono fari scoprire. Ora, chiunque legga quello che
sto dicendo deve per forza – e se non se l'è già fatta è grave –
farsi una domanda: a chi giova tutto questo? Perché se è vero che
ci sono delle altre intelligenze incredibilmente tecnologiche, da noi
che vogliono? Non certo la tecnologia perché ne hanno una che a
nostro confronto è quella di Star Trek; non vogliono certo i nostri
soldi o altro che riguardi la sfera materiale. E allora vogliono
qualcos'altro, e lì si va sulle teorie ufologiche pure. Non so se
questo sia applicabile a scala planetaria, ma so di certo che da
sempre, sotteso al nostro inconscio, in qualche serbatoio oscuro
della nostra umanità (che non è negativo, ma necessario, perché la
nostra struttura è fatta così: l'uomo naturale ha in sé una parte
oscura che negata lo porta all'autodistruzione; il compendiare la
parte oscura con la cosiddetta parte luminosa è parte del percorso
di ciò che siamo) vengono evocate tutta una serie di schemi mentali,
di energie e consapevolezze che tendono al plagio, alla distruzione,
alla forza come le energie naturali della morte, che sono appunto
necessarie, sottese alla natura umana. Ovunque nell'Universo ci sono
buchi neri che divorano stelle, figuriamoci se nella nostra mente non
ci sono dei pensieri che divorano noi stessi.
A
un livello più naturale, posso dire che di certo ci sono delle
consapevolezze evocate anche da noi che si “animano” e che
agiscono per la distruzione, come ce ne sono delle altre da alcuni
definite angeliche, anche esse generate da noi spontaneamente, ovvero
i nostri sogni, le nostre parti positive, che le varie tradizioni
esoteriche culturali e spirituali del mondo individuano come angeli,
dei, energie positive, luce ecc. ecc.
Illusioni,
come lo sono le prime.
Noi
nella nostra struttura non siamo né angelici né demoniaci, siamo
destinati a essere felici, come si diceva un po' di anni fa. Ovvero
l'uomo dovrebbe perseguire – e concludo con questo il discorso sul
plagio e sulle verità nascoste – questo destino: siamo destinati a
una felicità durevole, se lo vogliamo. Questa felicità è
indipendente da ciò che ci succede intorno; se è vero, ed è
sicuramente vero, che l'essere umano può essere definito come colui
che è felice se i propri simili sono felici e che è infelice se i
propri simili sono infelici, è altresì vero che tutte le relazioni
con noi stessi e fuori da noi stessi sono generate da noi. Pertanto
indipendentemente dal fatto che tu venga spiato, plagiato, o che ti
vengano raccontate un sacco di bugie, se la tua ricerca va verso quel
serbatoio infinito, indefinibile, atemporale, che è la tua anima...
beh, se vai nella direzione dello spirito, la tua felicità è dietro
l'angolo. Se invece noi rimaniamo a livello animale e abbiamo la
paura costante di venire controllati, beh, questo nutre quel
serbatoio nero che è in noi. Poi, che ci sia altrove, questo è
tutto da vedere.
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