In ricordo di Ortensio
da Spinetoli
Pochi
giorni fa è morta una delle voci più autentiche del cristianesimo.
Autentica, e in buona parte sconosciuta, e forse le cose vanno di
pari passo.
Può
sembrare strano che un blog di questo tipo si occupi di una figura
del genere, ma non lo è: perché anche se la Chiesa non rientra di
diritto negli argomenti trattati, e per quanto io mi consideri
agnostico, tuttavia ci sono persone il cui cammino può essere a buon
diritto interpretato come un cammino verso l'unità tra gli esseri
umani. Diverso è il punto di partenza da cui ogni uomo intraprende
la propria strada, ma unico è l'obiettivo di una coscienza
“olistica”: riconoscersi parte del tutto, senza alcuna
discriminazione.
Ortensio
da Spinetoli era in questo senso una figura importante. Apparteneva
sì alla Chiesa Cattolica – era Francescano – ma per essa ha
costituito spesso una spina nel fianco. Una spina modesta, e tuttavia
penetrante, capace di interpretare il messaggio cristiano a favore
dell'unità e riconciliazione tra uomini, contro quindi
un'interpretazione fondata sui giochi di potere e sugli interessi
personali.
Non
a caso l'ex papa Benedetto XVI, quando ancora era il cardinale
Ratzinger, gli proibì a un certo punto l'accesso alla Biblioteca
Vaticana. In quanto teologo, Ortensio da Spinetoli aveva la facoltà
di frequentarla: ma non furono ben accette le sue visioni di una
Chiesa povera e vicina agli umili, nella più aderente fedeltà al
messaggio francescano.
Tra
i molti libri pubblicati si potrebbe leggere a questo proposito
“Francesco: l'utopia che si fa storia” (tutti i suoi libri sono
disponibili, basta cercare in internet), in cui è palpabile, tramite
la voce pacata dello studioso, il potente monito lanciato dal profeta
Isaia (Cessate
di fare il male, imparate a fare il bene, cercate la giustizia,
soccorrete l'oppresso, rendete giustizia all'orfano, difendete la
causa della vedova,
Is I, 16-17) che una sola cosa richiede da parte di Dio agli uomini
che lo ascoltano: ovvero la giustizia sociale.
Ebbi
la fortuna di conoscerlo anni fa, in un incontro organizzato sulle
colline del Monferrato da un gruppo di cattolici di “rottura”,
che fin dagli anni '70 hanno scelto di vivere la loro fede in maniera
alternativa. Si tratta di una cascina in cima a un cucuzzolo, un
luogo dove si mangia e si beve bene, dove i bambini possono giocare
liberamente, dove un uomo come Ortensio poteva dire messa all'aperto
per chi la desiderava. Io avevo preferito giocare a pallone con i
bambini presenti, ma ero riuscito a parlargli per un attimo dopo
pranzo. Si era trattato di un paio di battute, ma quel dialogo mi
aveva colpito, e ancora lo ricordo positivamente.
Se
anche voi desiderate per un attimo sentire la sua voce, potete
leggere gli articoli apparsi negli anni '90 su Tempi di Fraternità,
un'ottima rivista di fede, nel senso più ampio della parola. Sono
passati quasi vent'anni da allora, ma la voce di un uomo ha questo di
bello: che viaggia a una velocità superiore a quella del tempo, e a
volte persino ci supera, dandoci uno scorcio di quello che può
essere il futuro. Se appena lo vogliamo.
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