Un respiro lungo cinquemila anni
Conversazione con Renata Carpignano, riflessologa, master Reiki, e naturalmente insegnante Yoga.
Da quanto tempo
fai yoga?
Lo yoga fa parte
della mia vita dal lontano 1998, anno in cui nella mia vita alcune
cose erano finite ed era necessario un cambiamento. Avvertivo un
movimento interiore che mi creava una sorta di insoddisfazione per lo
stato attuale delle cose. Sostanzialmente c'era l'impulso per
iniziare la ricerca di me stessa. Avendo come sottofondo musicale
interiore quest'idea dello yoga, ma non trovando la sede dove
praticarlo, ero un po' scoraggiata. Tuttavia l'Universo venne in mio
soccorso: siccome io non andavo a cercare lo yoga, lo yoga è venuto
da me. Entrò nella farmacia dove lavoravo la mia futura insegnante a
portare delle locandine di una scuola che aveva la sede a due isolati
dal luogo di lavoro. Espose questi volantini e alla prima occasione
li andai a leggere. Il giorno dopo telefonai e prenotai la lezione
di prova per la settimana successiva.
E lì è stato
amore.
Amore a prima vista.
È stata la comprensione della mia strada. Da quel momento lo yoga ha
fatto parte della mia vita.
Quindi lo yoga
come strumento di trasformazione?
Come inizio di un
percorso di consapevolezza. Infatti la scuola che frequentavo si
chiamava Prayana... Prayana ha una radice sanscrita che può essere
fra le altre cose interpretata come “l'inizio di...”. E per me è
stato veramente l'inizio di un percorso cominciato allora e che
ancora non si è concluso. Lo yoga è stato il primo approccio di
questo mio cambiamento, e attraverso di esso ho avuto modo di
conoscere anche il Reiki, a cui ho aderito quasi subito. Da lì il
mio percorso è stato ancora più intenso, perché da quando ebbi
l'iniziazione al primo livello di Reiki (ora è Master, n.d.b.)
tutto si è svolto alla velocità della luce.... una vera
accelerazione..... È stato come il lancio di un missile
nell'universo della conoscenza.
Nel corso degli
anni sono fiorite tutta una serie di varianti dello yoga. Ma lo yoga
è sempre uno?
Yoga significa
“unione”. Può essere interpretato a seconda delle scuole, del
maestro che l'ha introdotto in Europa e nel mondo occidentale in
generale, può aver avuto interpretazioni diverse, perfezionamenti,
adattamenti a quello che è lo spirito occidentale, ma in sostanza le
āsana sono sempre uguali.
L'impostazione delle pratiche yoga è sempre la stessa, passando
attraverso il lavoro sul corpo (le āsana),
attraverso la consapevolezza del respiro, all'educazione del respiro
(gli esercizi del prānāyāma),
alle forme di educazione della mente alla meditazione, attraverso
vari mezzi che nello yoga spaziano dalla concentrazione sul respiro
alla recitazione dei mantra, alla consapevolezza del corpo... sono
tutti mezzi che portano la mente in uno stato di acutezza delle
percezioni, di consapevolezza del proprio vero essere.
Poi lo Yoga si può
chiamare in vari modi, ma alla fine lo scopo principale è il
medesimo: unire se stessi alla propria vera natura e a tutto ciò che
ci circonda. Nel capire che non c'è separazione tra noi e il resto,
nel capire di essere goccia nell'oceano: di essere della stessa
sostanza di tutto quello che ci circonda, quindi vibrazione pura,
quindi suono puro.
Om?
Om (ride).
Se qualcuno ti
dicesse “io non voglio fare yoga perché non mi piacciono le cose
che hanno un'origine religiosa”, tu cosa risponderesti?
Intanto che lo yoga
non è una religione. La sua attinenza con la filosofia induista
serve semplicemente a noi occidentali per capire a livello mentale di
cosa si sta parlando. Per spiegare gli effetti di ciò che si fa
nello yoga, è necessario avere una cognizione di che cosa
significhino determinate cose. È necessario a un certo punto capire
la struttura del corpo energetico; che oltre al corpo fisico c'è un
corpo emozionale, che ce n'è uno spirituale, che l'energia che
attraversa il corpo transita per dei canali che si chiamano nadi, che
ci sono dei centri energetici chiamati chakra che distribuiscono
questa energia a livello del corpo fisico e anche a livello dei corpi
sottili. Per cui l'attinenza con la religione è assolutamente
forzosa. Ovviamente si può anche condividere qualcosa della
filosofia induista, ma questa è una scelta personale, soprattutto
per quanto riguarda la credenza nella reincarnazione e nelle leggi
del Karma, che regolano appunto il ritmo delle rinascite. Detto
questo, si può trarre fonte di ispirazione in senso lato, come lo si
può trarre da qualunque altro libro importante facente parte della
nostra cultura, dagli episodi dell'Odissea ad altri romanzi epici.
Così ci sono dei testi che fanno parte della filosofia induista da
cui si può trarre ispirazione, tipo la Bhagavad Gita, che è un
episodio della Mahābhārata,
il grande poema epico che descrive l'epopea indiana. Oppure da altri
importanti testi vedici antichi, traendone quelli che sono gli
insegnamenti metaforici. Lì è una scelta personale. Si può
praticare yoga ed essere un cattolico fervente, per esempio. Per cui
non c'è assolutamente attinenza tra chi pratica yoga e chi vuole
invece aderire a un principio religioso.
All'inizio hai
detto che quando stavi cercando la tua strada era come se seguissi
una tua musica interiore, non sapendo ancora che ti avrebbe portato
allo yoga. Quindi l'augurio è quello che ognuno segua la propria
musica interiore...
Proprio così.... e
saperne trascrivere gli accordi migliori!